

Sotto il vestito niente
Carissimo Priore,
dopo
prove e polemiche, alla fine di interminabili riunioni sui percorsi e i tempi di
occupazione del Corso Italia per evitare scontri di processioni e incroci di
statue, all'indomani di assemblee e veementi collegi dei cerimonieri, ora che i
cori, dopo lunghe prove, sono accordati e i lampioni lucidati, pronte le
cerimonie di uscita e l'ordine dei portanti, le vesti consegnate e gli incarichi
affidati, adesso che è in atto il conto alla rovescia per il primo rullo di
tamburi della Processione del giovedì sera, del venerdì notte o della sera,
ferma per un'ora tutta questa macchina che corre all'impazzata e, con l'autorità
che ti è stata affidata, chiedi ai tuoi confratelli e ai portanti, ai bambini e
alle ragazze del coro, ai componenti del Miserere e alle centinaia di
incappucciati:
"Credete che sia giusto uscire in processione quest'anno?".
Mi
guardi con sorpresa, forse con astio, magari con incredulità. Gli stessi
sguardi, variamente sfumati, accompagneranno la tua domanda se avrai il coraggio
di porre con determinazione questo interrogativo al popolo dei
processionanti un attimo prima di uscire, quando i cuori battono all'impazzata e
i cerimonieri fremono come strateghi un minuto prima di lanciare le truppe
all'assalto. Se ci pensi bene ti accorgi che ci si è posti una miriade di
interrogativi in questa Quaresima glaciale: si è discusso di vesti e martiri, di
itinerari e di copertura economica, di eventuali accorgimenti da adottare e di
errori da evitare, ma nessuno si è interrogato sul senso del tutto,
sull'opportunità di ripetere i pellegrinaggi penitenziali iniziati nel 500 o nel
600 dello scorso millennio, su quale fosse l'anima che spingeva i nostri nonni
per le strade dietro una croce "con spirito contrito e cuore umiliato" e quanto
di quel senso di fede sia ancora vivo e proponibile oggi. Mi sembra che si
discuta di arredamento e di ninnoli senza aver verificato la solidità della
casa, la stabilità del solaio, la tenuta dei pilastri portanti
o delle travi del tetto.
Con i tuoi più stretti collaboratori hai discusso per intere notti di precedenze, ma in nessuna riunione del governo è spuntata la domanda radicale al confronto della quale il numero dei lampioni e la ressa dei portanti il Cristo o la Madonna impallidiscono fino a sparire: la processione che stiamo preparando è viva o morta? Respira a pieni polmoni o rantola? E’ un assegno scoperto o ha un deposito aureo di fede, di amore, di speranza? E’ una giovane donna nella passione del suo primo amore o una vecchia incartapecorita attraversata da brividi di morte?
Mi conosci bene per sapere che queste domande non sono un gioco al massacro, non
vengono da coloro che ritengono superate o solo reperti archeologici le
processioni, ma sono domande che nascono dall'amore di Colui che i cortei del
giovedì e venerdì santo
raccontano,
al Quale sono rivolti gli inni e il Miserere, dalla cui fede i nostri antenati
erano intrisi tanto da pronunciare il Suo Nome sul letto di morte, nell'ultimo
respiro al pari del nome dell'amante: "..Gesù!..". Quel Nome benedetto è ancora
sulle labbra e nel cuore dei tuoi confratelli? Muove, come un vento, la vela e i
labari, si agita sotto i cappucci e nelle note della banda, è scritto sui vassoi
dei martiri, sui petali delle rose e negli occhi dei bambini che cantano?
Lo chiedo a te e, in te, a tutti gli altri che hanno già portato a casa la veste
come un trofeo pensando che basti come lasciapassare per il paradiso. Lo chiedo
a te perché sei Priore e tu sai che la carica che rivesti viene da "prior —prioris"
che significa "colui che precede". Nell'ordine delle processioni sarai alla
fine, in fondo, a chiudere in bellezza con la tua mantellina, il medaglione
d'argento, il bastone, segni della tua dignità, ma la radice del nome ti vuole
avanti agli altri, primo nell'esemplarità della vita, precedente anche le "fasce
di apertura",
all'avanguardia,
in prima fila quando si tratta di difendere il patrimonio prezioso della nostra
appartenenza a Cristo e alla Chiesa.
Colui che sta avanti deve guardare negli occhi ciascun partecipante e sentire se
la fede ancora fa danzare il cuore, deve tastare il polso di una processione per
sentirne i battiti, per avvertire se è ancora una meravigliosa teoria di uomini
che nella notte attendono l'aurora o un lugubre corteo di morte senza speranza,
senza futuro. Colui che precede deve chiedersi come mai la media di età
dei partecipanti negli ultimi dieci anni è scesa vertiginosamente e portiamo
in processione tanti adolescenti e
pochi
adulti, pochi professionisti, una striminzita fetta della fascia attiva della
società. Certo a guardare i video e le foto bianconero di Gaudiello sembra che
nulla sia mutato, ma prova ad alzare il cappuccio a quel portalampione
allampanato o al portante con la corona di spine e ti accorgerai che al volto
rugoso del contadino o a quello scavato dalla salsedine del pescatore si è
sostituito la faccia slavata di un tredicenne tirato su con gli ormoni degli
omogeneizzati. Nulla da eccepire sulla partecipazione degli adolescenti alle
processioni, ma sappi che sulla loro pelle non più vergine la veste sarà solo la
sensazione di un attimo mentre sulle spalle degli adulti si imprimeva come un
marchio a fuoco che avrebbe parlato anche all'amante nell'abbraccio
dell'adulterio. Il Priore, colui che precede, non può non pensare al futuro,
interrogarsi, interrogare, guardare, leggere, custodire, pro-gettare,
cioè lanciare al futuro ciò che di grande e bello ha ricevuto perché non vada
perduto, non si svilisca, non si polverizzi come certe vesti trovate marce in
fondo a un baule in confraternita. Tu non
puoi, come tanti, procedere con la cadenza del "si è sempre fatto così!", non
puoi far finta di non vedere che solo rispetto a dieci anni fa le mamme non
fanno la ressa per iscrivere al coro i loro bambini (e mancheranno nel loro
futuro le note e le emozioni che tu ricordi!), a te non è dato non sapere e non
soffrire per le vesti che resteranno, mute e senz'anima ( placente di aborti!),
appese in confraternita perché non ritirate, tu non puoi ripetere la frase di
rito al rientro provando intima soddisfazione: "Anche quest'anno abbiamo fatto
una bella processione!". "Bella" di che?, "bella per chi?". Si tratta di una
bellezza autentica che affascina qualcuno dei partecipanti tanto da convertirlo,
o di una qualsiasi bellezza appariscente e vuota, virtuale e non virtuosa,
squallido vuoto a perdere
abbandonato
sul pavimento o sui tavoli (come le vesti ammassate il giorno dopo) come
bottiglie vuote a fine di una festa? Non ti dare pensiero della gente che
aspetta sul sagrato, non ti far influenzare dalle possibili
critiche, per le strade incontreresti solo spettatori per una
rappresentazione per la quale non si paga biglietto, muniti di videocamere e
macchine digitali pronti a ritrarre il figlio o la ragazza per una foto che mai
si stamperà. Chiudi le porte della Chiesa o dell'oratorio della tua
confraternita, ammassa cantori e portanti, labari e statue, bambini e adulti
e, ottenuto il silenzio, parla loro come il cuore ti detta...
'Non usciremo di qui senza aver chiarito a noi stessi il gesto che stiamo per compiere. Un gesto santo, un gesto grande che i nostri padri ci hanno trasmesso e di cui stiamo perdendo il senso come una lingua antica non più lucidata dall'uso di cui si stia perdendo il suono e il significato. Noi rappresentiamo la Fede senza fede, l'Amore senza amore! Può un attore dire una frase senza cuore, una battuta senza attenzione e trasmettere il messaggio dell'autore? Voi che state per snodare come un gomitolo le processioni dell'Eucarestia avete partecipato alla Messa in Coena Domini? Voi che state per dare inizio al corteo del Cristo Morto siete stati presenti alla Celebrazione della Croce o almeno a una Via Crucis nel tempo di Quaresima? Da quanto tempo non partecipiamo alla Celebrazione Eucaristica..., e da quanto non ci confessiamo? Forse da anni non preghiamo più e non sentiamo che far parte di una Confraternita è un onore e un onere, la nostra vita è lontana dalle parole di Gesù...e alcuni di noi non sentono più nemmeno il rimorso del peccato! Ecco siamo qui allineati come attori prima che si apra il sipario, ma ci manca la cosa più importante: ci manca la fede! Non sentite un odore di marcio nonostante le nuvole di incenso? Siamo noi, i nostri cuori di pietra..., fratelli le processioni stanno morendo!"
Dopo il primo disappunto, si farà un grande silenzio. A cominciare dai più anziani, alcuni si toglieranno il cappuccio come si getta una maschera e cominceranno a piangere. "E' vero'.". "Vent'anni fa non era così!". "Io sono un traditore!". "Giuda sono io!". Il pianto si contagerà dai lampioni ai martiri, dai cerimonieri ai bambini, dal fondo della Chiesa ai portanti, ininterrotto e lento come la pioggia dei giorni scorsi. Passeranno ore senza che nessuno se ne accorga. Quando i vigili del fuoco abbatteranno la porta ci troveranno in ginocchio. Dinnanzi alla Croce.
