Il brano che segue è stato letto la notte di Venerdì Santo 2006 prima dell'uscita della processione dell'Arciconfraternita della Morte ed Orazione. Lo riproponiamo per chi non avesse avuto la fortuna di essere presente quella notte. Esso testimonia come le processioni siano ben più di un evento religioso; esse sono, ora come allora, le nostre radici, un sottile filo che ci lega, ovunque ci trovassimo nel mondo, alla nostra Piano di Sorrento, alla nostra gente, ai nostri ricordi. Volerle ostinatamente confinare nel ristretto ambito di semplici cerimonie penitenziali significa solamente privarle di significati che, soprattutto per i nostri concittadini che si trovano lontani dalla penisola, sono infinitamente più importanti. In fondo il nostro avo di oltre un secolo fa ripete quel Rito proprio per sentirsi a casa, per sentire idealmente vicini i suoi amici rimasti a Carotto, per sentirsi ancora Carottese!

Venerdì Santo 14 Aprile A.D. 2006 ore 2,30
Basilica di San Michele Arcangelo
Una Storia da Raccontare
Domenico Maresca "scuriale"
18 Aprile 1897 - Piano di Sorrento
Ultimo Venerdì Santo nel Vecchio Mondo
10 Aprile 1898 - New York
Primo Venerdì Santo nel Nuovo Mondo

 

Cara Lucia mia,
come sei lontana dai miei occhi ma come ti sento vicino al mio cuore!
Come è forte la nostalgia di te, dei miei affetti, del piccolo grande mondo che ho lasciato li a Carotto: gli amici del caffè, il mio salone dove ho appreso quell'arte che ora mi da mangiare qui a Nuova York.
La Nostalgia è forte proprio in questo giorno in cui mi sembra di rivedere le strade che noi percorrevamo con la processione della notte! Quelle strade che meno di un anno fa mi apparivano come una prigione, infiniti passi di sofferenza e privazioni, ora le ripercorrerei fino a consumarmi i piedi.
Avevo voglia di fuggire per un riscatto in questo nuovo mondo, ma sono solo fuggito da te, amore mio, e da tutte le persone che voglio bene! Un riscatto che non ho trovato; barbiere ero a Carotto, barbiere sono a Nuova York! Ma zio Aniello mi dice che il suo è un salone di una grande città e non di un piccolo paese! E' qui da dieci anni e non ha capito che quelle strade non solo non sono ricoperte d'oro ma sono ancora più brutte delle nostre!
Io quando penso a voi, rivedo la mia casa; il negozio di donna Concetta e donna Laurina; i mille volti del vallazzano! E poi la processione: mi sembra di sentire ancora quei profumi di essenza di fior d'arancio delle pastiere che mia madre infornava mentre mi preparavo per uscire la notte con i miei fratelli cugini Michele e Gaetano! Chi sa se loro mi hanno pensato rifacendo la processione quest'anno!
Non puoi immaginare quanto sia triste il mio cuore! Mi da sollievo l'aver portato con me almeno la veste nera. Ricordo quanto ho litigato con mia madre che voleva mettere cose più importanti nella sola valigia che ci accompagnava! Ma cosa hanno dì più importante una madre ed un figlio che lasciano la propria terra per un mondo lontano se non l'unica cosa che li lega a quella terra. Cosi per me quella veste è stata ed è la cosa più preziosa che ho! Vincenzo sicuramente ne ha trovata una in meno l'anno scorso, digli che sto cercando di mettere qualcosa da parte e presto gli spedirò i soldi per farne cucire due: così mi perdonerà!
Mi manca la mia terra; non immaginavo potesse mancarmi tanto in questo mio primo anno! Domenica durante la Benedizione delle Palme sono stato proprio male! Ed è stato proprio allora che ho sentito dentro di me una voce che mi chiamava; una voce come quella brezza marina che dalla prua dell'Hesperia mi portava i sapori e gli odori della marina dì Cassano! Così mi sono fatto coraggio! Ho preso una vecchia canna che usavamo al negozio per accendere il lume a petrolio, ho intrecciato dei fili di stoppa di una tenda e ho costruito uno "scuriale". Ho fatto stirare la veste da mia madre; voleva sapere a cosa mi serviva ma non le ho detto nulla! Sai non le ho detto nulla neanche di te; i veri segreti si portano nel cuore! E così questa mattina alle 2.00 ho preso le scarpe che ho fatto riverniciare di nuovo, ho indossato la mia veste ed il mio cappuccio, ho preso lo "scuriale" e sono uscito!
Ho percorso tutte le strade di lìttle Italy! Che cosa bella! Sembrava di stare a casa! Ho rivisto i signori nobili Ciampa che portavano l'Addolorata! "Ricordo come potevo fissarli negli occhi con il cappuccio e non essere riconosciuto! Almeno una volta all'anno non mi prostravo d'innanzi a loro e non guardavo per terra in segno di sottomissione! Ho rivisto i miei amici che portavano chi la corona, chi la colonna; il vento che gonfiava lo stendardo! Mi è sembrato di rivedere il sacrestano della Madonna di Rosella e Vincenzo che ci aspettavano per il sepolcro! Quella stessa luna ad illuminare strade diverse che erano diventate uguali anche se dall'altra parte del mondo!
Amore mio mi è sembrato di stare a casa! La mia casa! Quanto ho pianto, come ho stretto a me quello "scuriale" improvvisato! Ma la cosa più bella e che girandomi ho visto aumentare sempre di più i paesani che mi seguivano! Man mano che camminavo lasciavano chi la taverna, chi le proprie case per seguire me incappucciato! Amore mio questa notte sono stato felice, ho sentito tutta la mia vita rinascere!
Tuo sempre tuo Dummì

10 aprile 1898, Venerdì Santo

Nuova York

Aggiungiamo, direttamente dai documenti di Ellis Island, la copia del registro dove sono annotati gli sbarchi di tutti coloro che giungevano negli Stati Uniti in cerca di fortuna: nella pagina che si può vedere cliccando qui, il nostro Domenico Maresca figura al rigo 21, risulta sbarcato dalla nave Hesperia partita da Napoli il giorno 01/07/1897, al momento dello sbarco aveva 16 anni, il documento ci dice anche che la sua professione era Barbiere e che il viaggio fu pagato dalla madre.